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È possibile incontrare i nostri cari defunti nei sogni ?

Dai primi insediamenti preistorici alle grandi civiltà del passato, tutte le religioni e i sistemi spirituali del mondo hanno rivolto una grande attenzione all’aldilà e al mondo degli spiriti. Morti e vivi facevano parte di un continuum pluridimensionale, segnato da alcune soglie che era possibile varcare.

Per l’uomo antico, non vi era alcun dubbio che ci fossero altre dimensioni, popolate da entità, dei e dee, eroi, anime di trapassati, a cui era possibile rivolgersi per riceverne indicazioni, profezie oppure per propiziarsene le benedizioni per la caccia o per qualche iniziazione collettiva. Nel mondo degli Spiriti, o “aldilà”, i defunti continuavano una loro vita parallela a quella dei vivi ed era possibile consultarli dopo aver effettuato tutta una serie di rituali precisi atti ad aprire un varco verso l’aldilà e consentire agli spiriti dei morti di parlare con i vivi, e trasmettere così la loro conoscenza del presente e del futuro.


Nell’Antica Grecia, una pratica ricorrente era lo psychomanteum1, l’oracolo dei Morti. Il più famoso, quello di Efira, era dedicato ad Ade e Persefone e si ergeva alla confluenza di tre fiumi infernali: l’Acheronte, il Cocito e il Piriflegetonte. Molti storici della Grecia antica, viaggiatori, drammaturghi e filosofi, tra cui Platone, Omero, Erodoto, nei loro scritti citano questo oracolo, facendo riferimento ad alcuni luoghi dove si poteva entrare in contatto con i propri cari defunti e riceverne dei messaggi.


In passato, il culto dei morti era importante anche per un altro motivo: in alcune culture, il defunto, prima di raggiungere la sua dimora eterna, si trovava a dover attraversare una sorta di dimensione intermedia tra aldilà e aldiquà, una soglia o confine, il cui superamento dipendeva molto dai rituali funebri a lui riservati dai vivi, e che oggi chiamiamo “lutto”. Soltanto al termine del periodo di lutto, il morto poteva essere considerato realmente “trapassato”, cioè passato nell’aldilà. I riti servivano ad aiutarlo a effettuare il passaggio e così a liberare i vivi dalla sua eventuale presenza ossessiva (fantasmi), nel caso fosse rimasto intrappolato nella dimensione intermedia. Era una credenza comune a molte religioni, e lo è tuttora, che coloro che non avessero avuto una degna sepoltura ed onoranze funebri sarebbero ritornati ad ossessionare i vivi. Questo può accadere quando le anime dei morti non accettano di essere “morte” oppure a seguito di una morte violenta. In tal caso questi spiriti in pena potevano ossessionare qualche malcapitato, addirittura attraverso degli incubi2.

Gli antichi erano ben consapevoli che per comunicare con gli spiriti dei morti occorreva modificare lo stato di coscienza e passare ad uno stato altro di vigilanza, cioè ad uno stato di trance. Si usavano la danza estatica, le percussioni, le bevande allucinogene, il sacrificio di animali, ma anche l'incubazione dei sogni. La pratica millenaria dell’incubazione dei sogni serviva a creare un ponte naturale tra aldiquà e aldilà. Alcuni luoghi sacri come caverne, tombe, montagne, boschi, cerchi di pietre, buchi, alberi, templi rappresentavano il punto di collegamento tra i due mondi, dal quale contattare gli Antenati o i trapassati per riceverne messaggi sul presente o sul futuro.

In tutte le culture e civiltà avanzate, ritroviamo la presenza di un medium (il sacerdote, il faraone, il re, l'uomo o la donna medicina, lo sciamano, il capo tribù) in grado di creare le condizioni adeguate sia per il contatto sia per l'interpretazione della risposta. Ma si poteva anche agire individualmente ed essere medium per se stessi, come nel caso di Ulisse, di Orfeo e Teseo. I sogni erano allora considerati un accesso naturale all’aldilà per evocare gli spiriti dei morti. Non è casuale che l’etimologia, sia della parola tedesca traum e sia di quella inglese dream, si ricolleghi all’antica radice nordica draugr, che significa “quello che cammina dopo la morte, fantasma, apparizione”. Ricordate il film “Il sesto senso”? Un giovane ragazzo dotato di poteri psichici riusciva a vedere e a parlare con i defunti. Nella trama, lui accompagna nell’aldilà un uomo appena morto, ma ancora confuso sulla sua situazione e che non sa ancora di trovarsi dall’altra parte. Quest'uomo vuole comunicare con sua moglie e il ragazzo gli suggerisce di parlare con lei nei suoi sogni: solo così lei sarà in grado di sentirlo.

Prendete sul serio i sogni in cui i vostri cari defunti si manifestano. Hanno qualcosa da dire, un messaggio di conforto, una indicazione utile. Possono anche chiedervi di sistemare qualcosa che è rimasta in sospeso.  È possibile anche aprire un canale verso di loro tramite l’incubazione  dei sogni.

note


1) Dal gr. manteion “oracolo” e da psyche “anima”; detto anche necromandio.
2) I sogni e l’infinito, Marie Noelle Urech, Ed. Anima, 2007.